Le ragazze tentavano, attraverso la forma approssimativa del disegno, di indovinare la professione del futuro sposo: se l'albume ricordava la forma di una pecora lo sposo sarebbe stato un pastore; un incudine indicava che sarebbe stato un fabbro, una penna o un libro che si sarebbe trattato di un uomo colto, una barca di un marinaio, una zappa di un contadino ecc.
Sempre le giovinette, la vigilia della festa prendevano tre fave: una con la corteccia intera, una senza, la terza spezzata nella parte superiore. La sera, coricandosi, la mettevano sotto il cuscino. Durante la notte dovevano prenderne una a caso: se prendevano quella intera sarebbero state ricche, se sceglievano quella senza corteccia sarebbero diventate o rimaste povere, se invece coglievano la fava spezzata non sarebbero state nè ricche nè povere. Altri, sempre per conoscere il futuro, bruciavano la corolla di un cardo e la lasciavano fuori tutta la notte. Al mattino andavano poi a scrutarla: se si presentava di un colore rossastro era segno di buona fortuna, se invece appariva nera era indizio di sicura sfortuna.
Per San Giovanni si usava favorire gli incontri ed i fidanzamenti. Di buon augurio si ritenevano le infiorate che i giovani facevano sui davanzali ed alle porte della casa dell'amata con rami, fiori e frutti.
Diversi comunque erano i rituali propiziatori ed anche quelli da cui trarre presagi. Il più diffuso era fatto con la chiara dell'uovo messa in una bottiglia d'acqua e lasciata tutta la notte fuori sul davanzale. A seconda della forma che la chiara avrebbe assunto al mattino seguente, si cercava di pronosticare il futuro. Se nel disegno per esempio si scorgeva una torre, era segno che si doveva cambiar casa; se c'erano dei fiori, qualche positivo avvenimento sarebbe fiorito durante l'anno; le croci erano simbolo di morte; le spighe recavano buone novità; due torri simboleggiavano certezza assoluta di matrimonio